La dissoluzione di una economia

Nel contesto in cui viviamo, pandemia e crisi economica, è difficile effettuare una divisione tra bene e male. Se da una parte, c’è la politica che si affida ciecamente alla scienza, cioè agli esperti in materia sanitaria, con chiusure generalizzate, usando il metodo dell’imposizione per evitare eventuali contagi, dall’altra assistiamo giorno dopo giorna alla morte certa dell’economia.

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Mauro Biolcati – Segretario Nazionale Politico di Sviluppo Italia

Nel contesto in cui viviamo, pandemia e crisi economica, è difficile effettuare una divisione tra bene e male. Se da una parte, c’è la politica che si affida ciecamente alla scienza, cioè agli esperti in materia sanitaria, con chiusure generalizzate, usando il metodo dell’imposizione per evitare eventuali contagi, dall’altra assistiamo giorno dopo giorna alla morte certa dell’economia. Se i politici in carica, compreso il nuovo Presidente del Consiglio, Mario Draghi, optano alle chiusure per la salvaguardia della salute, dall’altra inducono al fallimento migliaia di aziende che poi, non saranno ristorate dei danni subiti ed imposti. Con questi provvedimenti, forse salveranno delle vite ma, nel medesimo istante si ucciderà migliaia di vite inducendo quasi tutti: allo stato di povertà. La sorte che contagerà migliaia di soggetti. Una morte sociale e civile assai più devastante che; potrebbe sfociare in rivolte sociali. Se la linea anticipata da Mario Draghi, quella di non ristorare le aziende decotte, per meglio dire sull’orlo del fallimento, dovesse essere applicata, tutti noi assisteremo alla dissoluzione dell’economia italiana.Nessuna rete televisiva, eccetto alcune e, nessun giornale, anche qui eccetto alcuni, ha posto in risalto questo passaggio del discorso di Draghi. La compagine che sostiene questa tesi economica e folta e ben nutrita, iniziando da Giavazzi, passando da Monti e da altri soggetti, tutti collegati tra loro da un medesimo pensiero, il neoliberismo senza regole, oppure, dalle regole dettate dalla grande finanza colpevole di uccidere la reale economia, quest’ultima, fatta e sostenuta da quelle piccole e medie imprese che, sino ad oggi hanno sostenuto il Paese Italia. Loro, i detentori delle verità e del pensiero unico, hanno e stanno uccidendo un tessuto sociale che sino ad oggi ha contribuito a sostenere il Paese Italia, portandola anni orsono ad essere la quarta potenza mondiale economica. Queste menti lungimiranti, ci hanno, nel giro di pochi decenni, inserito nel tunnel infernale del debito perpetuo, condizione da cui, se non cambiano le regole, ci porterà allo stato di schiavitù perenne.La moneta Euro, se fosse stata concepita come moneta di scambio, equiparandola con i valori reali delle varie economie continentali europee, sicuramente non ci sarebbero state delle sperequazioni economiche tra gli aderenti del progetto Euro. Ma, essendo l’Euro, una moneta nominale, concordata e convenzionale era prevedibile che le disuguaglianze aumentassero tra le varie nazioni aderenti. Infatti, le economie avevano dei differenziali che, con l’entrata in vigore della nuova moneta, hanno visto aumentare il divario, da una parte economie con il vento in poppa altre destinate alla bonaccia. L’Italia in quel momento faceva paura all’economia tedesca, a quella francese e a quella inglese. La Francia e la Germania andarono ad ingabbiare l’economia italiana con un cambio Lira-Euro improprio, creando di fatto, una valutazione sfavorevole per frenare lo sviluppo del momento. L’Inghilterra, furbescamente, rimase nel contesto Europeo mantenendo ben salda la sua moneta, ” La Sterlina”. Perché l’Inghilterra fece questa scelta? La risposta è molto semplice, sarebbe stata costretta a cedere un pezzo importante della sua sovranità, dall’altra, la scelta fu obbligata per non impoverire la sua economia, la terza scelta fu che, l’Inghilterra doveva mantenere un ruolo importante e strategico nel comparto finanziario tramite quei gruppi che determinano le regole finanziarie in auge in questo momento. Altre nazioni fanno parte della Comunità Europea ma, anche loro hanno mantenuto la propria moneta, questa condizione ha creato all’interno della comunità stessa delle concorrenze economiche sleali nei confronti di coloro che hanno aderito in toto ai dettami imposti dall’Euro. In alcune di queste Nazioni entrate in un secondo tempo, hanno degli standard salariali molto inferiori ai nostri, per questo motivo, molte nostre aziende hanno dislocato le proprie produzione in quei Paesi con vantaggi di produzione vantaggiosi, avendo in cambio un mancato dazio di ritorno. I dazi sono nati per compensare i prezzi interni, senza questa imposizione doganale, i vantaggi produttivi sono doppi per quelle aziende che hanno esternalizzato le produzioni. Morale della favola, la Comunità Europea così com’è concepita oggi, non è l’Europa dei popoli, idea primordiale, ma è, l’Europa della finanza, la quale dell’economia reale se ne infischia. La pandemia nel continente europeo sta accelerando in maniera esponenziale il progetto della Gerontocrazia Finanziaria e cioè, implementare il divario tra le classi sociali, da una parte i più ricchi dall’altra i sempre più poveri.Fatta questa premessa, parliamo della situazione economica odierna.Come sopra accennato, la pandemia sta accelerando il o i progetti finanziari e, i Governi sino ad oggi succeduti, compreso quello odierno, non hanno sviluppato gli anticorpi necessari per tamponare l’emorragia economica che sarà più devastante della pandemia. Se i calcoli, con i dati odierni forniti da vari enti sono esatti, l’Italia ha e avrà uno sbilancio economico pari a 800/900 miliardi di euro, se non di più. Questa cifra è composta dalla perdita del fatturato maturata nel 2020, a questa cifra bisogna aggiungere lo scostamento di bilancio meno i ristori, aggiungiamo i finanziamenti europei meno la quota di fondo perduto, infine la perdita del valore salariale. Se sono vere le affermazioni di Draghi e si trasformeranno in azioni concrete, il mancato ristoro delle aziende che loro valuteranno decotte, lo sbilancio economico sarà ancor più alto. Le conseguenze di queste scelte economiche andranno ad incidere sui servizi di prima necessità come, sanità, sicurezza, scuola, sociale, pensioni e per effetto di causa maggiore anche sui salari dei dipendenti pubblici. Una catastrofe ancor peggiore della seconda guerra mondiale. I rimedi ci sono basta avere il coraggio di applicarli se poi, vogliamo curare il tumore con un’aspirina, la morte sarà certa.
I rimedi:
1) Applicare la Costituzione del 1 Gennaio 1948;
2) Riformare i sistema fiscale, applicando l’articolo 53 della Costituzione;
3) Inserire nell’economia reale un titolo di cambio garantito dallo Stato, questa operazione gioverebbe a tutto il sistema economico europeo e darebbe fiato alle economie singole per poi concentrare il valore aggiunto con una ripartizione equa;
4) Ridare ai cittadini la reale rappresentanza elettiva e democratica. Dove l’espressione del voto sia rappresentata in Parlamento con un sistema proporzionale ripristinando il numero di parlamentari tagliato dall’ultimo referendum;
5) Riequilibrare la spesa pubblica, non con le privatizzazioni ma, con la spesa oculata. Nel caso in cui il dissesto economico fosse creato da dei soggetti incapaci, questi ultimi dovranno pagare e assumersi le responsabilità, una sorte di economo come esisteva in passato, figura chiave per gli enti pubblici;
6) Tutelare la e le imprese economiche, anello di congiunzione tra imprenditoria e il mondo dei salariati. In un mercato libero senza regole dettate dalla politica è di fatto uno stato di pura anarchia, dove esiste solo l’abbassamento delle tariffe degli appalti sia pubblici che privati, condizione favorevole per un aumento continuo e costante delle tariffe al consumo, per effetto della famosa teoria: Massimizzare il Profitto, idea neoliberista tutt’ora in voga.
Noi semplici cittadini possiamo essere parte in causa di questo progetto? Certo che sì, l’unica condizione e che tutti i gruppi oggi nascenti; abbiano l’intelligenza di unirsi senza che uno prevalga sull’altro. Nessuno ha la verità in tasca e nessuno ha la ricetta salvifica, tutti noi abbiamo delle buone idee che se unite possono diventare delle eccellenti idee, le quali, potrebbero in un futuro prossimo, dare dei benefici al Popolo Italiano. Altrettanto vero è, che con il dialogo tra noi senza uccide la controversia, elemento fondante per una possibile unione, potremmo diventare in poco tempo una massa critica che metterebbe in difficoltà il sistema in essere. Se però, ognuno di noi si crede superiore agli altri per idee e soluzioni e chiede di ingrossare le fila di questo o quell’altro movimento, il sistema avrà vinto per l’ennesima volta, dividi e impera, così dicevano i romani. Quello che il sistema vuole e che si auspica, perché loro sanno bene che, la seconda parte della teoria malthusiana dice così: attenzione, se voi detentori oggi del potere tirate troppo la corda, oggi che voi siete gli oppressori, donami diverrete oppressi. Loro lo sanno benissimo, quindi la divisione è una loro prerogativa.
Uniti si vince, divisi si perde, uniamoci con umiltà e saggezza se desideriamo dare un nuovo futuro al Nostro Meraviglioso Paese.

 

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Associazione Articolo Tre

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